La strada che non spunta

MineoNello Stato di diritto, quando si ritiene che lo Stato sbagli deve essere contestato, nelle forme previste dalla legge. La storia ha conosciuto forme di reazione violenta all’autoritarismo dello Stato. Allo Stato deliberatamente violento e non legittimato democraticamente si è opposta una resistenza violenta. I libri di storia ce lo raccontano. In regime di democrazia venir meno al principio socratico è deplorevole, e se lo fa gente che ha responsabilità educative diventa quanto meno scandaloso. Contesteremo le leggi che non condividiamo ma le osserveremo quando saranno approvate, e men che meno adotteremo comportamenti violenti nei confronti di chi sostiene quelle leggi. Se questo è condivisibile, pensate quanto dev’essere becero adottare forme violente contro chi non si è opposto “abbastanza” a proposte di legge non condivise. Scrive Michele Serra, uno non sospettabile di conservatorismo, commentando su L’Amaca di “Repubblica” del 27 giugno quanto accaduto al senatore PD Corradino Mineo:Le immagini dell’aggressione verbale a Corradino Mineo sono un episodio del tutto veniale del malessere sociale italiano. Eppure nella loro marginalità, diciamo così nella loro evidente non necessità, sono di impressionante isterismo. Le urla apoplettiche, gli insulti strozzati, le bocche scardinate dall’ira appartengono — almeno così parrebbe — a insegnanti dei Cobas. All’apparenza attorno ai quaranta-cinquanta, e molte le donne. E già la sola idea che quelle figure energumene possano davvero essere “insegnanti” mette addosso un totale scoramento. Ma è l’obiettivo della canea a lasciare, se possibile, ancora più perplessi. Mineo non ha votato la fiducia all’odiatissima legge sulla scuola.
Dopo una lunga battaglia perdente per modificarla, è uscito dall’aula. È dunque, secondo i suoi aggressori, un oppositore che non si oppone abbastanza. Ma viene apostrofato come un aguzzino, un lestofante disgustoso, uno che deve vergognarsi, e tratto in salvo solo dall’intervento di qualche canuto veterano dell’estremismo sindacale, forse spaventato egli stesso dai fiotti di adrenalina che il capannello sprizza da ogni poro.
L’odio sociale e l’odio politico hanno storia antica. Questo Paese ne sa qualcosa. Ma un bandolo, sia pure terrificante, stava in cima a ogni pistola e in fondo ad ogni miccia. Qui, dov’è il bandolo? Per ogni decibel, per ogni stilla di saliva che esce da quelle facce sconvolte, qual è il movente, se non una specie di autoconsegna al caos?

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A questo aggiungete quanto riporta il sito de “La tecnica della scuola”: http://www.tecnicadellascuola.it/item/12626-gambizziamo-renzi-reazioni-deliranti-di-docenti.html
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Tra gli insegnanti c’è un’area protestataria che risulta più “efficace” agli occhi di qualche docente intellettualmente pigro perché organizza la protesta in forme radicali, continue e martellanti. Strizzare l’occhio a questa parte e aderire alle sue iniziative dà un senso di forza e di energia, non farne parte significa essere guardati con sospetto. Ma se le forme di protesta adottate da quest’area sono quelle di cui si è parlato, non abbiamo futuro per la nostra scuola. “Il ‘popolo della scuola’ – si legge sempre nel sito de ‘La tecnica’ – deve prestare molta attenzione perché per vincere la propria battaglia deve costruire alleanze profonde con il tessuto sociale. La storia del nostro Paese dimostra che su certe parole d’ordine non si costruisce nessun consenso. E questo potrebbe essere l’inizio della sconfitta anche nelle piazze e nelle scuole. Se il popolo della scuola vuol far ascoltare ancora la propria voce deve restare sul piano della razionalità”.
Non c’è disegno di legge che possa essere peggiore della protesta sguaiata, violenta e ideologica. Protesta che alcuni attivano sempre. Con governi di destra, di sinistra, di centro. E la attivano perché non è il merito della protesta che conta, ma il sistema. Tutto il sistema. E’ una protesta anti-sistema. Ed è il caso di smascherarli questi professionisti della protesta, che passerebbero per educatori. Sarebbe forse il caso che gli altri insegnanti, anziché strizzare l’occhio a forme becere per il desiderio di lanciare segnali forti, fossero capaci di studiare attentamente e personalmente i problemi del loro lavoro e mobilitarsi sia contro le riforme mal fatte che contro le proteste mal fatte, velleitarie e massimaliste. Per emarginarle. Sì, per emarginarle. Perché la divisione tra gli insegnanti, e le cattive politiche che ne conseguono, ha origine proprio qui, e questo stesso blog aveva già profetizzato che dopo l’unità del 5 maggio inevitabilmente le strade si sarebbero divise. Per fortuna, direi.

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Informazioni su Muraglia

Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 29 giugno 2015, in Attualità con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

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