Occhio al catastrofismo

Il sito de “La tecnica della scuola” ha pubblicato un video definito “shock” (https://www.youtube.com/watch?v=OaIUKrmD9Oo) che rappresenta un’insegnante insultata e umiliata dagli alunni di una classe. Il video è accompagnato da un commento di Vittorio Lodolo D’Oria (http://www.tecnicadellascuola.it/item/12563-quando-insegnare-diventa-una-guerra-impossibile.html), noto studioso del burn out degli insegnanti (es. Scuola di follia, Armando 2005).
D’Oria deplora la caduta di credibilità sociale degli insegnanti, le politiche governative degli ultimi anni e soprattutto, che è un suo cavallo di battaglia, lo stress professionale che caratterizzerebbe la professione degli insegnanti. E conclude così: “A questo punto dobbiamo chiederci dove intenda andare a parare questo Governo, dopo aver reciso le radici alla società. Ma subito dopo urge predisporre una risposta adeguata: almeno uguale e contraria per incisività, efficacia e impegno”.
Dal video non si evince di che scuola si tratti, a parte l’accento romanesco, ma si comprendono bene le uniche parole pronunciate dalla docente, tra un insulto e l’altro: “Ma la vogliamo smettere?” “Adesso vado a chiamare il vicepreside” “Zitti state voi”. E’ indubbiamente un contesto estremo.
Il messaggio complessivo sembra racchiuso nel titolo: “Quando insegnare diventa una guerra impossibile”.
Qualche considerazione va fatta, nel merito e nel metodo.
Nel metodo. La pubblicazione del video ed il relativo commento hanno toni allarmistici se non scandalistici. Se uno straniero vedesse questo video, solo questo video, potrebbe farsi un’idea catastrofica della scuola italiana. Il commento di D’Oria lo incoraggerebbe. Sappiamo che le cose non stanno così. Non stanno messe bene ma non stanno così. Per ciascun video di questo tenore ce ne potrebbero essere almeno cento che farebbero venire il desiderio di insegnare. Gli insegnanti italiani nella loro stragrande maggioranza non sono ridotti come quella povera donna.
Nel merito. La società, i governi, e quant’altro, nello specifico di quel video, c’entrano come i cavoli a merenda. Il problema è molto più semplice. Chi ha messo in classe quella donna? Chi consente che i ragazzi possano permettersi quelle porcherie? Perché l’USR della regione di appartenenza di quella scuola non rimuove il Dirigente scolastico dall’incarico? Non è pensabile che avvenga quel che avviene in quel video, e non c’è bisogno di scomodare i massimi sistemi. E’ una questione di regole. Chi fa entrare in classe quella povera donna è perfettamente consapevole che non può andare in una classe come quella, e se la manda al macello ne deve rispondere.
L’agitazione collettiva che avvolge la riforma della scuola si concentra in larga misura sui superpresidi. I quali si sono sempre lamentati perché in casi come questo avrebbero le armi spuntate. Balle. Quei ragazzi non possono e non devono fare nulla di quel che fanno vedere in quel video, e quella docente non può andare in classe perché verosimilmente anche in un college avrebbe qualche problema a gestire la normale educata esuberanza dei ragazzi. Mi pare che il catastrofismo stia prendendo la mano, quando forse basterebbe che ciascuno, laddove è stato posto, facesse il suo dovere. Come tanti fanno, pur non ripresi da nessun video.

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Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 26 giugno 2015, in Educazione e scuola con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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