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Prove tecniche di dialogo
Denunciata più volte negli ultimi tempi la stucchevolezza del dibattito attorno alla presunta alternativa tra didattica per conoscenze e didattica per competenze nell’insegnamento, ho smosso l’interesse di coloro che verso la didattica per competenze hanno nutrito sempre qualche sospetto legittimo e qualcun altro frutto di stereotipi.
Merita attenzione questa riflessione dell’amico e collega Luciano Sesta, docente di filosofia, che ha voluto affrontare la questione dal suo punto di vista.
Sesta é un appassionato sostenitore della dimensione conoscitiva dello studio, a cui attribuisce naturaliter una funzione formativa. Se un sapere ha sapore, in altri termini, é già performante, senza didattiche giustapposte. C’è verità in quel che dice, ma c’è anche rischio. C’è verità, se chi maneggia il sapere non é un burocrate della materia ma un formatore. C’è rischio se dietro l’elogio del sapere dovesse annidarsi l’impiegato del programma svolto. Tra verità e rischio, però, Sesta é capace di aprire orizzonti importanti alla riflessione sul significato che assume il sapere della scuola a contatto con gli studenti. Egli ha ben compreso che il sottoscritto non é un cultore delle competenze in senso tecnicistico, ma in senso culturale. Ha anche compreso che la discussione su conoscenze e competenze rischia la sterilità se resta al di fuori delle aule. Cominciamo a riempire le aule dei professori e i collegi dei docenti di questioni cruciali da affrontare laicamente senza appelli-contro o manifesti-per.
Vignetta di Laura Mollica
Eran 600, eran giovani (forse) e forti……
600 docenti universitari lanciano un appello al Governo e al Parlamento perché gli studenti non sanno l’Italiano.
La scuola non fa il suo dovere. Dito puntato contro le Indicazioni per il primo ciclo.
Le maestre si mettano a lavorare seriamente. Signore maestre, adesso sì che la ricreazione è finita, soprattutto perché saranno i colleghi delle secondarie a vigilare su di voi. I signori universitari, notoriamente sensibili alla didattica, danno i giusti suggerimenti e voi non potrete far finta di niente.
Solo qualche sparuto osservatore la pensa diversamente….
Le Dieci Tesi ancora vivono
Tanta affluenza oggi al convegno CIDI-Giscel sui quarant’anni delle Dieci Tesi per un’educazione linguistica democratica. E tanta qualità. Quattro interventi di alto profilo, incorniciati dalle note delle responsabili delle due associazioni per un pomeriggio di grande intensità scientifica e formativa.
Qui una galleria di foto a cura di Gloria Calì.
- Luisa Amenta introduce
- Amenta e Turrisi
- Mariarosa Turrisi
- Maurizio Muraglia
- Muraglia e Ambel
- Maria Antonietta Marchese
- Il pubblico
- Rosa Calò
- Chinnici e Ambel
- Ambel e Muraglia
- Muraglia e Calò
- Appunti
- Mariarosa Turrisi
- Mario Ambel
- Muraglia
- Muraglia Chinnici Ambel
- Valentina Chinnici conclude
- Il pubblico
Curricolo: il sapere dei saperi
Come ogni anno, il CIDI ha messo attorno a un tavolo gli insegnanti per discutere anche del loro lavoro d’aula. Il 12 maggio alla scuola “Giovanni XXIII-Piazzi”, diretta da Aurelia Patanella, si è svolto il tradizionale seminario sul curricolo verticale. La risposta è stata, come sempre, eccellente, di quantità e di qualità. Occorre fare i complimenti allo staff organizzativo del CIDI di Palermo e particolarmente a Luigi Menna, che ha coordinato impeccabilmente ogni cosa. A me è toccata l’introduzione ai lavori, che metto a disposizione di chi non c’era e ha voglia di ragionare su alcune cose.
Foto realizzate da Stella Verde
- Valentina Chinnici, Aurelia Patanella e Maurizio Muraglia introducono
- Un momento della relazione introduttiva
- L’insieme dei colleghi riuniti in plenaria per la relazione introduttiva
- Luigi Menna
- Un momento dei laboratori
- Un momento dei laboratori
- Un momento dei laboratori
- Un momento dei laboratori
12 maggio: il buon curricolo
In mezzo ai tumulti, alle rivendicazioni e ai sabotaggi, il CIDI partecipa ai tumulti e alle rivendicazioni, fa sentire la sua voce critica dove serve – cercando di basare la protesta sulla lettura dei documenti e non sui titoli dei giornali – e mantiene la rotta sulle cose che ogni giorno i ragazzi e le famiglie si aspettano da noi. Nella consapevolezza che la scienza senza cittadinanza è erudizione vuota e la cittadinanza senza scienza è dilettantismo isterico. E puntuale come ogni anno, come in altre città d’Italia (http://www.cidi.it/), organizza una rassegna di buone esperienze didattiche: docenti che raccontano la scuola ad altri docenti, di ogni ordine e grado e di ogni disciplina.
Tutti invitati dunque, il 12 maggio, alla scuola Giovanni XXIII-Piazzi (Palermo, via Rutelli 50), a vedere la scuola in aula.
Scarica il programma.
Insegnare a chi non vuole imparare
Il massimo rappresentante del CIDI in Italia è un insegnante. Si chiama Giuseppe Bagni ed è toscano come il nostro Presidente del Consiglio che vuole la buona scuola. Il CIDI è un posto in cui da più di 40 anni ci si chiede come si può insegnare a chi non vuole imparare. E Bagni, insieme ad un’altra collega romana, Rosalba Conserva, ci ha scritto su un libro, e proprio con questo titolo: “Insegnare a chi non vuole imparare”. Piuttosto che improbabili ore “erotiche” di lezione, sul comodino di ogni insegnante metterei questo, e ne obbligherei la lettura agli attuali studenti TFA, che a quanto risulta troppe volte sembrano vagare tra le altrettanto improbabili suggestioni didattiche dell’Accademia alla ricerca di bussole su come si sta in classe.
Questo libro verrà presentato martedì 21 aprile a Palermo a Villa Niscemi. Ci sarà Bagni, ci sarà il CIDI di Palermo e ci sarò anch’io che qui scrivo. Non saremo sedotti dalle sirene accademiche o sindacali che per ora vanno per la maggiore, ma si parlerà con molta serietà di insegnamento, di discipline e di studenti (svogliati e sfigati), e per questo invito ad esserci.
Bagni si candiderà per le elezioni del CSPI del 28 di aprile, e il 22 aprile al Cannizzaro ci parlerà di buona scuola alle ore 16.
La “buona ….. formazione”: le pratiche pensate
Il CIDI di Palermo non si ferma mai.
Il prossimo 15 aprile al CEI chiamerà a raccolta gli insegnanti di matematica ed il 17 aprile al Castello Utveggio, nella sede del CERISDI, sono invitati tutti gli insegnanti per discutere di inclusione. Non è ancora (ri)diventata obbligatoria la formazione e non sappiamo se sarà un bene. Ma non approfittare della qualità che c’è in giro, soprattutto se non costa (a parte sostenere il CIDI, che è cosa buona e giusta), sembra davvero poco saggio…..
Scarica le locandine: Matematica e Inclusione