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Ci sono da sempre. E ritornano sempre

1909. Da questa antropologia antisistema, antesignana di ogni Vaffa, nacquero la prima guerra mondiale e il fascismo. Allora c’era la poesia da cui tuonare, oggi ci sono i social. Ma la paranoia orientata alla Rottura è sempre quella, e percorre tutto il Novecento fino ad arrivare ai signori ostili al vaccino, che osteggiano la presunta Dittatura perché ne sono impastati fino al midollo. “Non vi è più bellezza, se non nella lotta”. Ne tengano conto professorini di filosofia, intellettuali compiacenti, simpatizzanti dei movimenti populisti e altra antropologia cialtrona, e ripassino un po’ di Storia.

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Parliamo di invidia

Siete nella Storia

È stata sobria la Ministra. Se a soli 38 anni mi avessero fatto ministro, se ripenso a come ero a 38 anni, sarei stato molto più esagerato. Non avrei detto “Siete nella storia”. Avrei detto siete nell’Empireo, nell’ eterna beatitudine di chi non ha più niente da chiedere alla vita perché dalla vita ha ricevuto tutto ed è sazio di giorni e di esperienze. Altro che nella Storia. Invece la Ministra si è fermata alla Storia, che può soggiacere, come ci insegna Foscolo, all’oblio.

Ma non è detta l’ultima parola. Sempre sulla falsariga del poeta dei Sepolcri, c’è sempre qualche possibilità di restarci a lungo nella Storia, soprattutto per coloro che compiono “egregie cose”. E quali cose più egregie possono esserci nell’aver praticato la “resilienza” (sempre la Ministra) in quel periodo terribile di lockdown, lì, ammassati senza distanziamento all’interno dei rifugi antiaerei sotterranei, oppure, sempre senza distanziamento, sui barconi stracarichi sempre a rischio di affondare, o ancora in una baracca perché il terremoto si è portato via tutto.

La resilienza di questi nostri ragazzi merita davvero l’ingresso trionfale nella Storia.

Che dire? La Storia è davvero una passione di questi nostri ministri dell’istruzione meteora. Da anni credo che non se ne sia visto alcuno che non l’abbia invocata, così come la invocano i loro partiti di riferimento. I Cinquestelle in questo sono maestri – vedi abolizione della povertà – , forse perché avvertono oscuramente che la Storia li spazzerà via e senza tanti ringraziamenti. Per loro la Storia è davvero un pensiero ricorrente.

Chissà che però, magari raggruppati insieme in un paragrafo, questi ministri possano beneficiare di un posticino in qualche manuale di storia della scuola italiana. Lavorare sul titolo del paragrafo può essere un bell’esercizio interpretativo.

Cattivi maestri

Quel che più inquieta dei sette minuti e cinquantanove che vi chiedo di guardare con attenzione sono i dodici secondi di applausi. Il professor Sesta parla di coito e orgasmo pubblicamente ad una platea di persone ignare di quanto dannosa possa risultare, soprattutto dal punto di vista educativo, la rappresentazione dell’atto sessuale proposta.

La visione del professor Sesta, che per sostenere il suo ragionamento si appoggia incessantemente a filosofi e poeti, approda ad una conclusione che a mio parere rende urgentissimo cominciare anche pubblicamente a prendere le distanze da questo esercito di amorologi ed erotologi, tra cui il noto Recalcati, che negli ultimi tempi inondano platee, affascinate dal loro eloquio seduttivo, di teoremi sull’eros e sulla sessualità.

Passo in rassegna rapidamente alcune affermazioni del professor Sesta che questo intervento – ripeto, applauditissimo – ci offre:

Nell’orgasmo l’uomo è “costretto a concentrarsi sul proprio corpo piuttosto che su quello altrui”

“L’orgasmo è il momento in cui il rapporto diventa solitudine”

“L’orgasmo è esattamente il punto più basso del rapporto sessuale”

“Appena arriva l’orgasmo ciascuno dei due ricade su se stesso”

“E’ una sensazione neurofisiologica troppo intensa perché si possa badare all’altro”

Dopo il coito, l’uomo “se n’è andato”

Il coito indurrebbe a “nausea”

“C’è molta più intensità erotica nello sguardo che nel coito”

“Il coito è sempre sospetto”

Esistono miliardi di umani che fanno esperienza sessuale in modo completo fino all’orgasmo. Occorrerebbe davvero chiedere a quanti più possibile se si sentano “soli”, dopo. A sentire il professor Sesta i miliardi di coitanti del passato e del presente farebbero bene a superare la loro concentrazione su se stessi per entrare nello spazio altruistico di “baci e carezze”. Nulla di questo discorso farebbe pensare che questo esercito di persone possa continuare ad amare il loro partner mentre coitano e dopo che coitano. Ciascuno può constatare quanto senso di colpa e quanta frustrazione latenti si annidino nella ricezione di questo pericolosissimo ragionamento: come dire, quel che la natura fa accadere non é cosa buona. Meglio fermarsi prima per santificarsi? Aiuto.

Teorizzare pubblicamente su coito ed orgasmo è molto seduttivo perché solletica il non so che degli astanti, ma anche molto pericoloso, professor Sesta. Presentare questi, che sono approdi naturali (ripeto: naturali) della sessualità, come gesti tristi o in qualche modo egoisti non può avere che l’effetto di svalutare l’umano che è in ciascuno di noi, che restiamo animali razionali. Non angeli, ma animali razionali. L’eticizzazione dell’orgasmo mi appare quanto di più ingenuo e foriero di sensi di colpa possa essere offerto ai nostri giovani. La visione angelicata della sessualità che ne esce non giova se non a chi – come i plaudenti del video – desidera, per ragioni che non è il caso qui di approfondire, una rappresentazione dell’umano idealizzata, e per ciò stesso frustrante. Homo sapiens resta sapiens anche nel coito e nell’orgasmo, professor Sesta. Non solo, ma resta amans. Amans come un umano può amare. Perché gli umani amano in quanto umani, e se il professor Sesta ritiene questo modo di amare per lui insufficiente perché vuole indossare un vestito più stilnovistico, ciò non implica alcuna eticizzazione di atti che nella loro naturalezza sono gioia e pienezza per tantissime persone. Punto culminante, altro che punto più basso. Se i dati di cui è in possesso il professor Sesta – Letture? Esperienza personale? Esperienza raccontata? – gli hanno consegnato invece l’idea di un maschio “che se ne va” o che sarebbe “triste” dopo il coito – ciò che gli fa apparire lo stesso come punto più “basso” dell’atto sessuale – non possiamo consegnare questa visione ai nostri giovani, cui é doveroso narrare l’umano né ridotto a mero animale né ridotto – sì, ridotto – a creatura angelica.

Come disse qualcuno, di quel che non si può parlare sarebbe meglio tacere.

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