La cultura orizzontale
G.SOLIMINE-G.ZANCHINI, LA CULTURA ORIZZONTALE, LATERZA 2018, EURO 14,00
Un libro da suggerire a chi vuole capire il mutamento di paradigma ormai in atto nell’accesso al consumo culturale, con ampio riferimento ai nostri giovani. Gli autori passano in rassegna le modalità ormai più diffuse di accesso alla cultura, accentuando il carattere di “orizzontalità” multitasking dei fenomeni e di disintermediazione, che rende la fruizione sempre più orientata a fare a meno dei tradizionali mediatori come insegnanti, maestri, educatori, intellettuali.
Un libro che non vuole per niente mitizzare il nuovo, ma neppure svalutarlo, scritto con ricchezza di dati e di riflessioni. Gli insegnanti possono trarre spunti preziosi per capire il rapporto tra cultura digitale e vecchie forme di trasmissione della cultura, nonché le conseguenze che gli attuali paradigmi hanno sugli assetti cognitivi dei ragazzi.
Un passaggio-chiave: “Naturale conseguenza di questa trasformazione degli stili di apprendimento è un nuovo modo di studiare, attività che spesso viene praticata in ambienti di rete. A volte si tratta solo di un affiancamento a forme di didattica tradizionale (blended learning), dove si realizza un mix di ambienti d’apprendimento diversi, combinando il metodo frontale in aula con attività mediata dal computer. In molti casi, l’effetto pervasivo dell’ambiente digitale sovverte le gerarchie nella metodologia dell’apprendimento: le generazioni precedenti erano abituate a una sequenza che dava la precedenza alla spiegazione da parte dell’insegnante e/o allo studio della manualistica da parte dello studente, che solo in un secondo momento portava a mettere in pratica ciò che aveva appreso, attraverso le esercitazioni. Ora non è più così: nel mondo digitale si procede per tentativi e si impara sperimentando (learning by doing). (p.67)
Ma gli autori si dichiarano convinti che non si potrà mai fare a meno della complessità e della cultura verticale:
“E in questa piazza dovrà trovare un ruolo il mediatore del futuro, che non dovrà più, probabilmente, solo trasferire, filtrare, dare significato, ordine all’offerta culturale, ma essere una figura capace di connettere, fornire collegamenti, link, far capire l’architettura dell’informazione culturale, spiegare i percorsi cognitivi, la cultura del web, la cultura digitale. Il mediatore del futuro si muoverà per vie orizzontali e non verticali. Ma qualcosa della verticalità rimarrà. Ci sarà bisogno – e torniamo all’alfabetizzazione, al media literacy – di qualcuno che sia in grado di tenere testa a un sistema che può produrre bolle, che può erodere la democrazia delle nostre istituzioni. Stiamo parlando, ad esempio, degli oligopoli costruiti dai grandi players, dei poteri che dettano l’agenda, del fatto che in rete c’è senz’altro libertà di azione individuale ma è un ambiente non predisposto, di per sé, alla parità delle condizioni di partenza”. (p.43)
Vale la pena leggerlo, studiarlo, rifletterlo. E agirlo.
Chi ha letto The game di Baricco troverà non pochi punti di contatto.