Tanti…….(quasi) tutti
A Palermo la sciopero della scuola è stato trionfale dal punto di vista della partecipazione. Se sarà altrettanto trionfale dal punto di vista dell’efficacia non sappiamo, ma è lecito non disperare. In genere ho imparato in questi ultimi vent’anni che chi scrive le leggi sulla scuola per avere 10 di consenso chiede 20, in modo da fare arrabbiare tutti e poter dire poi di avere accolto le richieste della scuola. Come per il merito da attribuire ai due terzi del collegio. Non ci credeva palesemente neppure chi lo aveva scritto. Mero gioco delle parti. Lo sciopero verosimilmente farà abortire dal DdL le parti più ripugnanti messe lì a bella posta, ma le inquietudini non cessano, perché comunque anche ciò che sarà cancellato in qualche modo da qualcuno fu pensato e se fu pensato vuol dire che l’idea di scuola che circola al MIUR non è precisamente quella che circola nella scuola militante. Sarebbe interessante capire cosa ne pensano i signori Dirigenti, di cui s’è vista scarsa traccia al corteo. Sappiamo di tre categorie di DS: gli irriducibili accentratori smaniosi di potere che diffidano il Governo dal togliere una virgola dal testo in discussione; i DS che vengono da un passato sindacal-democratico, che manco a morire rinuncerebbero agli ordinari processi decisionali della scuola; e infine i DS forse un po’ radical-chic, tra cui qualche distaccato nelle stanze del potere, che strizzano l’occhio alle manifestazioni e poi in cuor loro dicono: “ma con questi organi collegiali da strapazzo non è meglio che decidiamo tutto noi?”.
La mia idea è che il Governo otterrà quel che realmente vuole, ma che la scuola se vuole può essere un’interlocutrice capace di mettere i piedi sul tavolo. Il fronte sindacale si è riunito per l’occasione ma prevedo imminentissimi scioglimenti. E’ un po’ come nella politica. Per qualcuno coalizzarsi significa dovere condividere un pensiero con altri, e questa condivisione fa perdere la propria ragione di esistenza. Sulla parola “manifestare” staranno uniti, sulle parole “bloccare” e “sabotare” torneranno a dividersi, fin dal prossimo 12 maggio. E con loro i docenti. E per il Governo sarà il classico divide et impera.
Pubblicato il 5 Maggio 2015, in Cultura e società, Educazione e scuola, Esperienze con tag Politica scolastica, Professione docente. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
Condivido la tua analisi. E pertanto sono pessimista. Né dal basso né dall’alto è possibile avviare un reale cambiamento, un cambiamento che non sia né astrattamente imposto né anarchicamente generato.
Che sia possibile dal di dentro? Per questo credo nel CIDI !
Credo cioè nel cambiamento delle coscienze tramite l’esempio, la cura, l’intelligenza, e soprattutto l’etica del dialogo. La vera politica si fa tutti i giorni nei luoghi dove le persone si incontrano per costruire piccole tessere di un mondo condiviso.
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Anche io credo nella scuola, nei docenti bravi e riflessivi, che non si “rifardiano” la giornata di stipendio e partecipano allo sciopero. Sentiremo i numeri, ma l’adesione è stata massiccia. La cosa più bella era vedere al corteo tanti genitori e alunni, col cartellino identificativo, “genitore” e “alunno” , a smentire quanto messo in giro da certa informazione disinformata, che lo sciopero era contro di loro. Purtroppo i nostri politici sono più incompetenti e presuntuosi di quanto Maurizio non pensi, basti pensare al sottosegretario Faraone, ex alunno modello, tanto affezionato alla scuola, da volerci permanere più degli altri, che le spara una dietro l’altra!
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