Archivio mensile:gennaio 2022
I signorNO che fanno gola ai politici


I politici sono interessati a loro perché sono una riserva di voti. Il cinismo politico non sorprende più. Non importa che la prima responsabilità dell’attuale situazione pandemica, con tanto di deceduti, ricada proprio su questa gente. I nostri politici non hanno occhio per questo, divorati come sono dalla smania del potere, costi quel che costi. Ormai la differenza non sta più tra correnti politiche qui in Sicilia, ma tra nani, saltimbanchi e ballerine. Sorprende di più chi, pur comprendendo quanto sopra, ingenuamente continua a cercare improbabili ponti con loro, mandando comunque un messaggio ambiguo che non aiuta la chiarezza sui fondamenti della cittadinanza e della democrazia. E finisce per apparentarsi paradossalmente a coloro con cui vorrebbe entrare in dialogo: entrambe le parti in fondo interessate molto più all’esercizio narcisistico della propria postura intellettuale che al bene comune.
Ma chi sono questi “loro”?
Preesistevano al Covid 19 e si sono sempre manifestati. Sempre hanno fatto parte delle nostre vite. Cambiano nome e postura a seconda delle stagioni, a un certo punto hanno anche assunto forma di movimento politico, ma sono sempre lì. Un po’ di fisiognomica aiuta a riconoscerli. Una forma di muscolarità mista a spavalderia onnipotente e anarchica oppure un certo snobismo intellettuale da circolo filosofico. Tutto molto italiano e moltissimo siculo. La pandemia li ha trovati già pronti, perché la loro esistenza prescinde dal contenuto e dal merito. La loro esistenza è votata a dire NO a quel che chiamano Sistema, che è il concentrato di istituzioni, media, élites intellettuali, scienziati, insomma gente che dà indicazioni e che dirige.
Il loro, pertanto, non è un NO che riguarda il vaccino. Il vaccino è una misura del Sistema e come tale non è accettabile, fino alla morte. Se si accettasse il vaccino, si piegherebbe il capo al Sistema e verrebbe meno l’identità profonda antisistema. L’unico modo per vederli vaccinare tutti sarebbe proibire per legge il vaccino. Correrebbero subito a vaccinarsi. Perché il contenuto è indifferente. Non hanno competenze in materia, cialtroneggiano se ignoranti, sputano sofismi se colti. Se vogliamo che dicano bianco basta che fingiamo di non volere bianco e diciamo nero. Difficile trovare uno di questi che nel passato non sia stato contrario a mille altre cose. A ogni cosa.
Non è un’umanità che va confusa con coloro che hanno dubbi e paure. Quelli siamo noi, i normalmente fragili, che pongono domande, esitano, interpellano, ma che riconoscono sempre che c’è chi ha il compito di governare e chi ha il compito di studiare. Sono (siamo) cittadini di questa imperfetta repubblica democratica e riconosciamo l’autorità delle istituzioni e degli enti di cui le istituzioni si avvalgono. Anche se sbagliano. Tra questi ci sono non vaccinati, per mille ragioni che hanno una sola caratteristica: sono ragioni, sono nel merito. Il rispetto per loro è obbligatorio. Il dialogo necessario. Con loro.
Quell’altra antropologia invece ha scarso nesso con il contenuto, perché la sua postura è esclusivamente metodologica e tiene ben ferma l’idea che c’è un Complotto. Ma neppure loro in fondo ci credono, ed è per questo che non dialogano o fingono di dialogare. Infatti se non c’è il Complotto non c’è il Nemico e se non c’è il Nemico si sbriciola l’identità profonda. Invece loro esistono e inveiscono contro la dittatura, sapendo bene che non c’è, perché se ci fosse non potrebbero inveire. Quindi non esiste né Complotto né Dittatura. Esistono loro. Ed è quel che conta.
Dialogare con loro è operazione discutibile. Infatti manca l’essenza del dialogo cioè il logos. Il logos, cioè la ragione che argomenta e ascolta, non può esserci, perché mette in pericolo l’identità profonda. Lo ripeto: a queste figure, cui è stato sbagliato attribuire una sigla perché le sigle rafforzano e inorgogliscono, non interessa nulla il merito, nella fattispecie il vaccino. Chi parla loro di vaccino parla a sordi. Se si vuole dare loro una sigla mediatica, l’unica possibile é NO. Loro sono i signorNO. Senza ulteriori declinazioni. Non sorprende pertanto che talora ricorrano alla minaccia e alla violenza. Ultima spiaggia in assenza di logos. Regressione involutiva.
Dunque abbiamo i signorNO che, in barba a tutti coloro che si sforzano di essere cittadini, prosperano potendo contare su politici e intellettuali, proprio quel genere di soggetti che odiano, e che dovrebbero garantirci gli uni dall’illegalità e gli altri dal fanatismo. E’ questo il paradosso: coccolati e blanditi proprio dalle élites che detestano e a cui sputeranno in faccia quando cambierà il vento e gli uni torneranno a fare politica e gli altri ad esercitare la cittadinanza.
La scuola “affettuosamente” in presenza

Questo rientro siculo di domani magari per due soli giorni, alle soglie della zona arancione, ha tutti i caratteri della stoltezza e di un tatticismo politico sgradevole. Il governo nazionale lunedì sera esibisce la sua prosopopea sulla scuola in presenza – ben guardandosi dall’estendere a tutti l’obbligo vaccinale – ignorando che la scuola che si profila a partire da domani sarà in presenza per metà e per metà a distanza, con mortificazione della parte a distanza, che non capirà niente di quel che si fa in classe, e di quella in presenza, che respirerà l’aria infetta dal virus a sua volta infettata dall’ansia viscerale di docenti e dirigenti che penseranno soltanto a come uscire indenni.
Ho letto qua e là, anche nei social, appelli patetici nella direzione della scuola in pseudopresenza da parte di docenti che sembrano più attraversati da pulsioni romantiche, come il nostro ministro pro tempore, che da una considerazione attenta della situazione reale. I nostri ragazzi sono trattati o come dei poveri molluschi tutti inclini al d-i-s-a-g-i-o-p-s-i-c-o-l-o-g-i-c-o da pareti domestiche (sempre meglio della trincea o dei cartoni per strada) oppure come soggetti che vanno tenuti dentro il contenitore ammorbato pur di evitare che se ne vadano in giro oppure che si pestino i piedi in casa con sorelline e fratellini.
La dispersione scolastica che la DAD procurerebbe la trasferiamo in queste aule a zero ventilazione, con alunni non contagiati ma non vaccinati, con docenti impauriti che neppure si salutano per non contagiarsi (belle lezioni…), con dirigenti impazziti e blindati nelle presidenze dietro a certificazioni e circolari. Questo permette al nostro ministro pro tempore e ai suoi seguaci (per convinzione o per tatticismo politico) di affermare orgogliosamente che la scuola resiste in presenza e che gli alunni sono tutti sorridenti (con gli occhi), perché la DAD è una “catastrofe culturale”, come ha scritto qualcuno, ed è vero: la DAD è una catastrofe culturale quando è fatta da docenti le cui lezioni in presenza sono già una catastrofe culturale.
Ministro, ma lei che “voci” ascolta?

Migliaia di presidi, sostenuti da tanti insegnanti, per il ministro Bianchi che “voci” sono? Cosa hanno di diverso dalle “tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza”? Lo dico io. Hanno di diverso che sono voci reali. Cognome e nome, scuola di appartenenza, regione. A queste Bianchi non sembra interessato. Sembra interessato invece alle altre, non meglio precisate. Chi vince la partita nel discernimento del ministro? Che nome e che volto hanno le “tante voci”?
Certamente è un altro bell’indizio del rapporto tossico che c’è tra scuola e politica. Nessun ministro è stato capace di guarirlo. Ciascuno batte in curva il precedente, quando ti aspetti che non sia possibile.