I contenuti in quarantena

Adesso il digitale sale in cattedra perché il corpo umano è stato forzosamente estromesso dalla didattica. Il corpo umano è infatti diventato pericoloso nel tempo del Virus. Qualche Dirigente, intervistato, ha invocato l’importanza di portare avanti i “programmi”. Sacrosanto. D’altra parte c’è una grida governativa (non obbligante, come si legge) che parla chiaro, e non sta bene non onorarla. Argo e Indire già scaldano i motori. E raffiche di links invadono whatsapp per suggerirti tutte le migliori soluzioni. Gli staff delle scuole sono al lavoro. Scatto già in piedi come un soldatino. Perché dura lex sed lex. Forse i cultori dell’ e-learning si fregano le mani perché finalmente la Necessità ha prodotto la Virtù.

Il tentativo è quello di portare-avanti-i-programmi. Sento già le obiezioni, se non le proteste a questa mia apertura, che può apparire vagamente ironica. Discorso astratto, filosofico, se non addirittura disfattista. E allora cosa dovremmo fare: lasciarli a poltrire? Gli obiettanti non hanno torto. Davvero. Non si possono lasciare a poltrire. Occorre dare loro stimoli. Per andare avanti, per non impigrirsi, magari per farsi trovare pronti quando ritorneranno i corpi degli insegnanti con verifiche e interrogazioni a raffica.

Già detto e qui lo ripeto: sarebbe stolto ignorare i danni del poltrire prolungato. Ma sarebbe altrettanto stolto ignorare che nessun contenuto passa se non con la mediazione di un corpo. Di uno sguardo. Di una qualsiasi fisicità. É vero: non sono in tanti a pensarla così. Soprattutto non sono pochi coloro che, quando vanno in classe, del corpo farebbero volentieri a meno. E a sentire i ragazzi si capisce bene perché….  La stessa parola “contenuto” invoca un’azione di contenimento. Da chi sarà contenuto (cioè tenuto insieme o custodito nella sua integrità), il Contenuto? Si tratti di un capitolo di storia, di un esercizio di fisica o di grammatica, di una poesia o di un principio della chimica, da chi potrà essere contenuto così, privo del rivestimento di un corpo, che fa vedere e sentire come vive lui quel contenuto, come lo legge, come lo fa funzionare, come consente ai ragazzi di trasformarlo in conoscenza? La fisicità della cultura – cioè la necessità della cultura di incarnarsi nelle vite emozionali e sensoriali non meno che in quelle intellettive delle persone – forse è un sentiero poco esplorato perché impopolare. In realtà il contenuto scolastico è proprio come il virus: si passa per contagio. E, proprio come il virus, se ne evita il contagio se sta in quarantena. Cioé in piattaforma.

Dunque sotto con le piattaforme con funzione di caffeina. Si sveglieranno al mattino, riceveranno il contenuto disinfettato e ci lavoreranno (forse). Anche chi scrive qui è pronto a dare il suo contributo e già rovista tra i contenuti per disinfettarli, imbalsamarli a dovere e metterli in circolo. Ne fruiranno bene i più bravi (che già scalpitano per entrare nelle piattaforme), perché del corpo del docente hanno meno bisogno. Patiranno i più asinelli, per i quali il corpo del docente è più che essenziale. Si acuiranno le differenze.

E comunque l’emergenza passerà, si riapriranno i cancelli e le aule, ed il contenuto, una volta somministrato, sarà dato per…. contenuto. Da tutti. Dunque già disponibile ad essere verificato. E valutato. Almeno non si è perso tempo.

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Informazioni su Muraglia

Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 5 marzo 2020, in Attualità, Educazione e scuola con tag , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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