Se ne va un grande
Non ha importanza quanti lo abbiano conosciuto. Anzi, questo blog qui ne offre l’occasione.
Fabio Grasso è stato prima un insegnante e poi un dirigente scolastico. Dal 2013 era in pensione. Per sette anni è stato il dirigente scolastico della scuola in cui ho insegnato per molto tempo, il Liceo “De Cosmi” di Palermo. Chi ha avuto a che fare con lui non ha mai visto né un burocrate, né un manager né un gerarca. Né, peggio, un tecnocrate. Dei dirigenti di questa stagione scolastica si sono dette tutte e quattro le cose, e purtroppo in non pochi casi non si sbaglia. Fabio Grasso è stato prima di ogni cosa un uomo, e un intellettuale. Ha diretto la scuola con umanità e cultura. Che in lui divenivano autorevolezza. E’ facile gestire le organizzazioni col pugno di ferro o con la ruffianeria di chi dice di sì a tutti. Non lo è praticare l’auctoritas, che è quella cosa che non ti dai da solo ma ti riconoscono gli altri. Che è fatta di sensibilità, razionalità e competenza. Questo signore le aveva tutte e tre, e basterebbe che ogni dirigente, oggi, ne avesse metà di quanto ne aveva lui per far bene sperare per la nostra scuola. Aveva studi filosofici, ma non si è mai vista in lui spocchia da erudito. Sapeva gestire i rapporti con tutti, senza indulgere a snobismi e a populismi. Capace di scelte impopolari e, nel silenzio, capace di essere vicino a qualsiasi insegnante si trovasse in serie difficoltà personali. La riservatezza era la sua cifra. Ma non meno di questa lo abitavano la convivialità, lo scherzo saporito e l’attenzione alle piccole cose belle della vita. Amava mangiare, amava ascoltare musica, amava viaggiare, amava nuotare. E amava… amare. Quando andò in pensione regalò ai suoi docenti un bonsai che lo ricordasse, con l’invito a continuare a crescere. E quella scuola continuò a crescere. Dalle sue radici.
Se n’è andato domenica mattina, 1 marzo 2020, senza aver compiuto 72 anni. In maniera fulminante, lasciandoci tutti senza neppure avere il tempo di capire ed elaborare. Sul mio cellulare, quest’ultima sua frase, il primo gennaio del 2020, quando la malattia si faceva sempre più acuta: “Non mi arrenderò mai”.
La scuola siciliana, che ha già molte ragioni di sofferenza, può attingere alla sua memoria per essere migliore.
Pubblicato il 2 marzo 2020, in Attualità con tag Scomparsi. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
L’ho avuto come Preside per un solo anno a Borgetto,… gli riconosco tutto quanto scritto in questo articolo e in particolare la grande capacità di entrare in silenzio in relazione profonda con chi lo avvicinava. Mi sono sentita fin da subito capita ed apprezzata. Ne conservo un bel ricordo. R. I. P.
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Sono molto addolorata. E’ stato un bravissimo collega e anche un amico. Anna Maria Adamo
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