Archivio mensile:giugno 2019
Colloquio di Esame: Norma o Fantasia?
In attesa di una trattazione più organica, che non farò mancare, continua la mia segnalazione delle stupidità e delle letture abusive (tipo il noto e non noto) che si vedono in giro, sempre in tema di Maturità (per dirla all’antica).
“Nel colloquio non si devono fare domande”. Pensavo potesse esserci un limite alla comicità. Eppure ci sono colleghi, commissari e presidenti, che questo sostengono in questi giorni. Una cosa che si chiama “colloquio” diventa un soliloquio. Il che vuol dire che se l’allievo si blocca dopo 30 secondi e nessuno parla magari per aiutarlo a rientrare, reciteremo il suo de profundis. Art. 19 dell’ OM 205. Non è difficile. Basta un minuto per leggerlo. Fatelo signore colleghe e signori colleghi fantasiosi. E poi, più in generale, ricordate………
Perché la scuola italiana si è ridotta così?
Buste colloquio: noto o non noto?
Questi sono i mistici giorni delle Interpretazioni. I ragazzi trepidano perché non sanno cosa troveranno nelle famigerate buste del colloquio. Un artigianale monitoraggio dei lavori delle commissioni fa vedere quanto già profetizzato: che ci mettiamo? Cose note o non note? Che dice l’Ordinanza? “In coerenza col Documento del Consiglio di Classe”. E che vorrà dire? E da qui faq, linee guida, conferenze di servizio. Risultato: chi ci mette l’argomento studiato durante l’anno e chi lo evita ma mette qualcosa che lo richiami. Noto o non noto? Ma se fosse noto, che pericolo ci sarebbe? E se fosse non noto che vantaggio ne avremmo?
La verità è che si brancola nel buio tutti. Legislatore incluso. E’ chiara solo la pars destruens: basta con la terza prova e con la tesina. E forse un pizzico di pars construens: basta col nozionismo. E poi? Lo diranno i posteri e i poveri ragazzi che dovranno pregare i santi di trovare docenti intelligenti e… trasversali!
Colloquio di esame: l’imminente Babele
Ormai è chiaro. L’Ordinanza sugli Esami di Stato delle superiori aveva la funzione di mettere alla prova le capacità interpretative della scuola italiana. Sul colloquio ormai non si contano più quelli che dicono “è così”, “si farà questo” o “si farà quello”. Ho incontrato decine di dirigenti e docenti che dichiaravano di sapere perfettamente che la busta si gestisce così, che i commissari faranno questo e quello, che ci saranno le tematiche e i percorsi. Tutti sicuri di sé. Delle loro interpretazioni. Perché poi, a spulciare l’Ordinanza 205 (a proposito: gente seria, portatevela appresso agli Esami!), si scopre che la metà delle cose sbandierate non solo come “sicure” ma certamente “da farsi” il legislatore non se l’è mai sognate.
Dunque è evidente che se questo colloquio è in balìa del trionfo delle interpretazioni – sotto forma di slides ministeriali, conferenze di servizio, linee guida, chiacchiera varia e quant’altro – vorrà dire che il dettato normativo ha mille punti oscuri. E che conseguenze avrà tutto questo? Molto facili da prevedere: chi avrà più forza “ermeneutica” farà dire al legislatore quel che vuole. Sarà una questione di forza: “lei stia zitto, sono io il presidente!”. Già lo capivano gli antichi Greci: quanto più la legge è incerta e soggetta a interpretazioni, tanto più vige la legge del più forte. In fondo è un sottile passaggio dalla legge scritta alla legge orale. O scritta in modo incomprensibile. Di memoria manzoniana. Inquietante arretramento della civiltà giuridica. Perfettamente coerente con i tempi che viviamo……
Realisti per il re
Sono arrivate le risposte. A quanto si legge su Repubblica di Palermo di domenica 9 giugno, che ha potuto accedere alla mail inviata a suo tempo dal MIUR all’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia, l’invito a “verificare” il comportamento della prof. Dell’Aria è arrivato da Roma.
Il cerchio dunque si chiude, e di parole per commentare ormai ne restano poche. Avevamo immaginato i più realisti del re, poi abbiamo pensato a realisti senza re, ma oggi dobbiamo convertirci ai realisti per il re. Di realisti in dialettica col re (o addirittura, utopia, in disaccordo col re) non pare che dalle nostre parti se ne possa parlare. Forse ancora per chissà quanto tempo…..
I legali della collega tornano alla carica, a quanto si sente. La presunta conciliazione infatti sta per dissolversi nelle aule dei tribunali del lavoro. E quindi la telenovela continua.
A questo punto, lasciando per strada le metafore monarchiche, restano tristemente in piedi ulteriori interrogativi. Perché la mano destra del MIUR ha chiesto un’ispezione e la mano sinistra si è dissociata dal provvedimento di sospensione? Possibile che la mano destra volesse limitarsi a dire: “Attenti a quel che fate” e nulla più, mentre la mano sinistra abbia voluto affermare: “Dai ….però bastava l’avviso!”?
Ma cosa rimane di tutto questo? La negazione della libertà di insegnamento? Non credo. Parola grossa. Rimane forse l’opportunità (triste) dell’accortezza professionale. Dappertutto nelle classi si ragiona, si critica, si dibatte. Dovessero comparire le telecamere, tutto diventerà tristemente finto. In caso contrario, come è più probabile, si peseranno le parole (e già si vede), si sarà più diplomatici (e già si vede), ci si guarderà le spalle (e già si vede) e si cercherà di essere molto empatici con il dirigente scolastico (e già si vedeva da prima). E anche questo blog imparerà dignitosamente (e già si vede) l’arte comunicativa di tempi lontani……
In un modo o in un altro, non saranno (e già si vede) tempi allegri.