Educazione legalità cittadinanza

Nell’ambito di una convention a sfondo elettorale che vedeva anche la partecipazione di Rita Borsellino, sono stato invitato il 18 ottobre scorso presso il Centro Biotos a proporre una riflessione sul rapporto tra educazione, legalità e cittadinanza, così come si configura oggi in Sicilia. M’è parso utile proporla anche qui.
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Non c’è azione più politica dell’azione educativa. L’etimo ci aiuta a capire perché. Si tratta, quando si educa e si educa pubblicamente, di un’azione che implica tempo, il tempo di compiere un percorso da una condizione ad un’altra. Il risultato di questo percorso è un essere umano capace di stare con gli altri, di rispettare le regole della convivenza civile, di servirsi di strumenti culturali per accedere alla realtà. E che questo risultato sia un buon risultato è un tipico interesse collettivo, e dove è in campo un interesse collettivo e non una convenienza individuale lì entra in gioco la politica. Educazione e istruzione sono interessi collettivi e come tali la politica li assume come spazi di intervento prioritario. Quando la politica fa politica dimenticando questo vuol dire che la politica è venuta meno alla propria vocazione.

Da quando l’hanno inventata gli ateniesi la polis, da cui tre origine la politica, è stato lo spazio della legalità condivisa e della cittadinanza. In quella stessa polis di Atene un educatore di nome Socrate è stato condannato a morte perché accusato di corrompere la gioventù. Quando l’educazione è ritenuta “pericolosa” vuol dire che la politica la prende sul serio, come un’azione pre-politica. E Socrate bevve la cicuta perché il rispetto delle leggi è sacro, anche quando le leggi non ci piacciono. Esempio luminoso di educatore e di cittadino che onora le leggi del suo Paese, anche se lo mettono a morte.

Questa storia triste oggi ci insegna almeno due cose.

Prima. Che c’è un rapporto stretto tra educazione e politica. La politica non può disinteressarsi dell’educazione, perché è l’educazione a garantire la formazione alla cittadinanza e alla cultura. Anzi alla cittadinanza culturale. Togliere risorse all’impresa educativa significa togliere risorse a tutto. Si può avere l’impressione che ci siano altre priorità ma non è vero. Non bisogna confondere le urgenze e le emergenze con le priorità. L’educazione è prioritaria perché è formazione delle persone alla cittadinanza.

Seconda. Che la legalità è un frutto dell’educazione. L’educazione tagliata e avvilita fruttifica nell’illegalità, nella sudditanza, nel clientelismo e nell’indifferenza alla cosa pubblica. I politici che tagliano risorse all’educazione hanno evidente interesse ad incrementare la cultura dell’illegalità, della sudditanza, del clientelismo e dell’indifferenza alla cosa pubblica. Dimmi quante risorse dai alla scuola e ti dirò che visione politica hai nella testa e nel cuore.

La Sicilia soffre di mali antichi. Li abbiamo spesso rubricati con le categorie di illegalità diffusa e di deficit di cittadinanza. La scuola siciliana a mio modo di vedere ha meriti incredibili, perché ha compiuto veri e propri atti di eroismo educativo soprattutto nelle scuole ad alto rischio. Ha cercato di combattere in ogni modo la dispersione scolastica e di praticare l’inclusione a tutti i livelli. Ogni mese al San Filippo Neri vandalizzano le scuole ed il dirigente e gli insegnanti di quella scuola ricominciano daccapo. In molte scuole di Palermo si studia senza riscaldamenti e si deve far la colletta per acquistare la carta igienica e i detersivi. Il diritto allo studio e il diritto all’apprendimento sono violentati ogni giorno. Eppure esiste la scuola in Sicilia e se non esistesse saremmo al Far West, più di quanto già non siamo.

La scuola ha una caratteristica che la famiglia non ha. La scuola persegue la cittadinanza, che è la madre della legalità, attraverso strumenti culturali. La scuola dispone dei saperi colti, delle chiavi di lettura che permettono di aprire le menti ed accedere in forma critica alla realtà. Possiede gli alfabeti, i codici, i linguaggi della cultura. Possiede gli strumenti per smantellare gli stereotipi, per aggredire i pregiudizi, per abbattere le subculture dove allignano la criminalità e l’illegalità. A scuola si sta insieme per raggiungere obiettivi comuni, per cooperare, per elaborare e rispettare le regole. La scuola è un microcosmo sociale e politico.

Tutto vero. Ma la scuola è un sottosistema di un sistema più ampio che è quello sociopolitico, dove si gioca la partita del potere, della ricchezza e del consenso. Se il sistema sociopolitico è malato, malato di potere di ricchezza e di consenso, la scuola non può guarirlo. Può criticarlo, può interrogarlo, ma non può guarirlo. Non può guarirlo perché è il contesto solastico è popolato da bambini e ragazzi le cui famiglie respirano quotidianamente l’aria emanata da quel sistema più ampio, aria appestata e avvelenata, ma aria troppe volte necessaria per sbarcare il lunario e sopravvivere. Hai voglia, a scuola, di spiegare in che cosa consistono la legalità e la cittadinanza. Fino alle scuole elementari le maestre riescono ad avere una certa presa, perché le menti dei bimbi si entusiasmano davanti a ciò che è giusto e vero, e le famiglie di riferimento lasciano fare perché…su ppicciriddi. Ma dalla scuola media in poi il setting educativo cambia, i professori diventano di più e tendono magari a fare meno educazione e più istruzione, mentre la famiglia comincia ad avere più influenza sui ragazzini ed i modelli educativi cominciano a guastarsi, fino all’ingresso nella scuola superiore, quando si comincia a capire che da questa scuola si esce disoccupati ed è meglio fin da giovani cominciare a guardarsi intorno….

Questa spirale che imbarbarisce il tessuto sociale dovrebbe essere la politica a spezzarla. Lentamente, progressivamente, radicalmente, a partire da domani mattina, con un investimento convinto sulla scuola e sugli insegnanti, con un piano di azioni volto a ristabilire le condizioni logistiche minime per stare a scuola serenamente, con tutto quel che serve per rilanciare la centralità di questa vicenda che si consuma tutte le mattine quando suona una campanella e centinaia e centinaia di persone, grandi e piccole, si incontrano per provare a disegnare una società migliore, un mondo migliore.

La scuola è quella cosa per la quale tu che sei entrato tondo ne puoi uscire quadrato, per usare un vecchio proverbio siculo. Se la scuola non ti cambia la vita ma conferma la tua vita, che senso ha avuto frequentarla? La Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio della cittadinanza. Questo è il tema all’ordine del giorno di chi vuol mettere mano al rapporto tra educazione legalità e cittadinanza. Quali sono gli ostacoli? Come facciamo a rimuoverli, anche poco per volta?

Anche il sottosistema scuola deve fare la sua parte. E’ vero. Occorrono educatori e insegnanti capaci di dare vigore e significato, oltre che qualità culturale, alla loro azione educativa. Ebbi modo di scrivere qualche anno fa su Repubblica sulla speciale qualità degli insegnanti siciliani, che anche il Nord può apprezzare. Ne sono sempre convinto. Basta molto poco per entusiasmare un insegnante siciliano. Ma quel poco rischia di naufragare nell’indifferenza delle istituzioni nazionali e locali. Ma non conviene a nessuno che la scuola pubblica oltrepassi la soglia dell’infrequentabilità.

Conviene a tutti invece il contrario. Conviene a tutti che una classe politica locale come quella che le prossime elezioni si preparano a designare si sbracci seriamente e metta a mano a tutte le prerogative di cui dispone per rilanciare la scuola pubblica. E’ l’auspicio che è il caso di formulare a tutti coloro che giocheranno questa partita.

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Informazioni su Muraglia

Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 20 ottobre 2012, in Cultura e società, Educazione e scuola, Uncategorized con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. Educare vuol dire percorrere un cammino insieme dove si condivide la strada che si sta facendo, luogo in le differenze si fanno ascolto e sostegno l’uno con l’altro.Abbiamo vissuto troppo pensando all’io,solo all’ego sfrenato,benessere solo apparente.Basta guardare le strade delle città, le piste di internet e notare che l’uomo sta solo morendo di solitudine.Bisogna educare l’adulto perchè è perdente e fragile,vedi la famiglia di oggi, la scuola,ecc…Vincenzo Patti

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  2. “Anche il sottosistema scuola deve fare la sua parte”. È questione di egemonia culturale sia all’interno della scuola sia, a maggior ragione, all’esterno della scuola (anche ma non solo nella politica). E i cambiamenti culturali sono lenti, dipendono da fattori strutturali che hanno tempi lunghi. Stiamo vivendo un’attraversata del deserto, sappiamo ciò che non vogliamo (questo deserto), abbiamo fede in un mondo più giusto, ma la complessità e contraddittorietà delle forze che muovono il mondo ci costringono al piccolo cabotaggio a rallegrarci del risultati ottenuti nell’ambito delle nostre limitate possibilità.

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