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Che leggo quest’estate?

Spesso mi viene chiesto “Cosa hai letto?”, “Cosa stai leggendo”? Provo a dare quattro suggerimenti estivi, di cui tre per chiunque mediamente istruito ed un quarto anche per chi si interessa o opera a scuola ma non da impiegato.

In breve sintesi il perché.

Il romanzo di Daniela Gambino “Due fuori luogo” mette in scena fragilità, disadattamento, tossicità all’interno di una cornice narrativa in cui il tema sentimentale deve fare i conti con l’analfabetismo emotivo. La storia di due siciliani trapiantati al Nord col Sud nella testa e nel cuore che si sforzano di imparare ad amarsi.

Il saggio di Tomaso Montanari “Se amore guarda” è una boccata d’ossigeno su quel che vuol dire vivere con emozione la bellezza del patrimonio culturale. Considero questo libro un miracolo di bellezza e di entusiasmo estetico e civile. Montanari qua dà davvero il meglio di sé e fa venir voglia di amare e toccare tutto quel che ci precede.

Il racconto di Eric-Emmanuel Schmit “Il figlio di Noè” è un capolavoro di intensità narrativa dentro la tragedia della Shoà. L’autore, ex bambino ebreo salvato da un prete cattolico, non offre soltanto storia, ma sapienza umana a trecentosessanta gradi. Si legge d’un fiato.

Infine il saggio “La scuola al bivio” di Massimo Baldacci per chi non vuole rassegnarsi alla scuola della produttività della rendicontazione delle classifiche e dell’apparato neoliberistico. Anche questa una boccata d’ossigeno ed un’obiezione intellettuale decisiva per tutti coloro che non ci aggiriamo dentro le scuole solo per eseguire la circolare ministeriale ma per tenere vivo il pensiero critico.

In tutti e quattro c’è sentimento. Chi scrive palpita. In tempi di passioni tristissime, non è cattiva notizia.

Tanto belli quanto inutili

Alcuni anni fa ci provò Recalcati, col suo erotico “L’ora di lezione”. Grande successo. L’uomo sa scrivere. Quest’anno ci ha rimesso mano Zagrebelsky, col suo “La lezione”. Entrambi, of course, non sono insegnanti di scuola. Nel suo, l’insigne giurista esemplifica sempre pensando ai suoi studenti universitari. Anche il suo libro si fa apprezzare. Scritto bene, con passione e cultura. Sono libri che contengono cose belle, ma è difficile che a leggerli sia il lettore implicito da essi presupposto, cioè chi fa tutt’altro in classe. Chi non fa per niente le cose scritte in quei due libri non ha motivo di leggerli, e se li leggesse non saprebbe di che parlano. Quindi sono libri sostanzialmente inutili, perché confermativi presso coloro che poi realmente li leggono. Cioè sono esteticamente utili, ma non spostano una virgola.

Non spostano una virgola perché non mutano il dosaggio tra chi cerca di rendere la lezione un evento della mente, o dantescamente dell’emozione intellettuale se si vuole, e chi, pur volendo fare lo stesso, non sa farlo, o se sa farlo non lo fa perché il burocrate che è in lei o in lui prevale. Questa seconda antropologia docente è quella più diffusa, e pertanto la referente principe delle sparate ministeriali. Asfaltata dal sistema tecnocratico che assume la veste del concorso a cattedra quizzologico e nozionistico, di qualche dirigente ansiogeno più realista del re, del registro elettronico idiota che propone mezzi e quarti di voto, di famiglie legate a ricordi da libro Cuore che sfornano ulteriori banalità da bar quando discutono di scuola, di una cultura valutativa demenziale tutta intrisa di medie e percentuali in cui sguazzano gli illusi dell’ossimorica valutazione oggettiva e del migliorabile-solo-ciò-che-è-misurabile.

Sono libri che presuppongono che chi va in classe sia una donna libera o un uomo libero. Merce rara. Ma quando accade tutto è lezione, come provai qualche anno fa a raccontare qui, con ben più scarsa tiratura.

Un libretto prezioso

Questo è uno di quei libretti preziosi che aiutano a pensare la politica scolastica come emanazione della storia politica, sociale e culturale di un Paese. I due autori sono – oltre che amici – persone di scuola e di pensiero sulla scuola. Ne raccomando la lettura. Si capiscono un sacco di cose. La storia della “maturità” in fondo è la storia della nostra scuola.

Dalla quarta di copertina:

La storia dei cambiamenti via via introdotti negli esami di Stato, qui ripercorsa dalla riforma Gentile ai giorni nostri anche attraverso testimonianze letterarie, accompagna e spesso segna la storia della scuola e dei suoi rapporti con la società.
I cambiamenti dell’esame, spesso introdotti senza lasciare alla scuola il tempo di assimilarli davvero, hanno risposto più a esigenze e pressioni esterne che alla reale evoluzione della scuola. Oggi ci consegnano un esame finale svuotato di senso e appesantito da scelte e procedure sbagliate, a tutto vantaggio delle tesi di chi lo vorrebbe abolire, privando la scuola della Costituzione del suo suggello finale.

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Una lettura utile e amena

Non è un libro di storia contemporanea, non è una raccolta di articoli giornalistici, non è un saggio. Ma è in qualche modo ciascuna di queste cose. Fa ridere, sorridere e piangere. E’ istruttivo, ci fa ricordare cose che sembrano della preistoria ed invece sono recentissime (Dinosauri: Craxi, Andreotti, Forlani, Berlusconi, Bossi, Casini, Prodi, Fini, D’Alema, Mastella, Bertinotti). Nell’ultimo capitolo il racconto si impasta con la nausea (Renzi, Salvini, Di Maio e sodali) ed il tono diventa tragicomico. Pare biografia di saltimbanchi. La penna di Ceccarelli è deliziosa, mai astiosa, mai faziosa e mai volgare. Permette un sano ripasso degli ultimi settantacinque anni italiani (si ferma alle elezioni del 4 marzo 2018), che spesso non ricordiamo ed i nostri alunni ignorano del tutto. Permette di capire, attraverso tutti gli indizi anticipatori degli anni Ottanta, come sia stato possibile alla politica diventare spettacolo ed esibizionismo.

Ci vediamo domenica a Villa Filippina

D O M E N I C A 1 9 S E T T E M B R E

Parliamo di invidia

Rivediamo le stelle e festeggiamo insieme!

PARLARE DI DANTE E’ ANCORA E SEMPRE PARLARE DI NOI, DEI NOSTRI PENSIERI, DELLE NOSTRE EMOZIONI, DELLE NOSTRE PAURE. QUESTO LIBRO CI FA LEGGERE, VEDERE E ASCOLTARE. SOPRATTUTTO RIFLETTERE E MEDITARE. UN LIBRO MULTIMODALE. CHI NON LO AVESSE ACQUISTATO LO ASSAGGI…. QUI

Un libro che chi insegna deve avere

La democrazia non si insegna, come nessun valore importante può essere trasmesso come fosse un compito di studio. I nostri valori fondamentali si devono testimoniare e far “respirare”, grazie ai luoghi pubblici civili che sappiamo allestire. La scuola è il primo luogo istituzionale che i bambini e le bambine incontrano che deve avere questa caratteristica (Bagni)

La scuola deve reagire alla fretta, alla rapidità; imporsi la lentezza della riflessione, prendersi per mano e non spingere (Buondonno)

Un libro che serve per….

riaccendere il desiderio di insegnare

collocare il fare scuola dentro cornici serie e profonde, non retoriche, non demagogiche, non politicamente ruffiane

ritrovarsi in presenza, stare insieme, discutere con qualità

Dimostriamo che qualità non è sinonimo di nicchia. Mercoledì 23 ai Cantieri Culturali della Zisa a Palermo.