“…non so se il riso o la pietà prevale” (G. Leopardi)

La Repubblica ed. Palermo, 16.11.2017

Maurizio Muraglia

Le sedie. L’acqua. Il riscaldamento. La carta igienica. L’elettricità. Lasciamo stare un attimo le gite scolastiche e Internet. Ma quelle. Quelle cinque “cose”. Nel reportage di qualche giorno fa La Repubblica di Palermo ci ha raccontato che per avere quelle cinque cose nelle scuole pubbliche occorre il contributo “volontario” dei genitori. Volontario significa facoltativo. Chi non vuole o non può non lo dà. Questo avviene nella scuola che si dice pubblica e che però non riceve il sostegno della Regione e dell’ex Provincia. Questo avviene a Palermo nel tempo della buona scuola e della valutazione di qualità delle scuole.

L’opinione corrente, pubblica come la scuola, conosce questi problemi perché li vive sulla propria pelle. E si fa l’idea che la scuola in cui manda i propri figli è allo sfascio perché l’ente pubblico non dà soldi. Ma l’opinione pubblica non conosce il paradosso che qui mi piace mettere sotto osservazione, e che riguarda proprio ciò cui facevo cenno prima. Cioè che mentre le famiglie devono comprare la carta igienica, la propaganda ministerial-mediatica inneggia alle magnifiche sorti e progressive della buona scuola e manda i suoi gendarmi con i pennacchi con i pennacchi (parafrasando il noto testo di De André) a valutare lo stato di salute delle scuole. Avete presente un medico che dopo averti massacrato a calci e pugni ti viene a visitare e ti dice che stai male per colpa tua? Che non hai saputo sfruttare le risorse che hai ricevuto? Da chi?

L’opinione pubblica questo probabilmente non lo sa. Per esempio non conosce le sigle RAV e NEV, che qui giudiziosamente spiegherei. RAV significa Rapporto di Autovalutazione. Le scuole devono farsi un bel selfie, analizzando tutti gli aspetti del loro funzionamento, e poi pubblicarlo. Così le famiglie possono scegliere la scuola più adatta ai propri figli. Nei RAV non si fa cenno al numero di rotoli di carta igienica presenti. Quando questi RAV sono pubblicati, gli enti gerarchicamente preposti alle scuole, Ministero e Uffici Regionali, sorteggiano le scuole cui inviare i NEV, Nuclei Esterni di Valutazione. Ne parlo con cognizione di causa perché la scuola in cui opero ha ricevuto di recente questo tipo di visite che, a scanso di equivoci, si rivelano per lo più molto cordiali e, in qualche misura, utili. Almeno questo.

Ma il paradosso sta proprio nell’incrocio tra queste indagini che il sistema mette in campo e le incredibili carenze strutturali in cui versano le nostre scuole. Vien da dire a questo punto, come fa il poeta di Recanati, “non so se il riso o la pietà prevale”. Abbiamo un Sistema di valutazione che ha il compito di sottoporre a giudizio le scuole, per aiutarle – si dice – a migliorare. Le prove standardizzate verificano periodicamente gli apprendimenti dei bambini e dei ragazzi. I Dirigenti sono sottoposti a valutazione annuale. Un gigantesco Termometro si aggira per le scuole d’Italia ma non si vede traccia né di prevenzione né di terapia.

E oltre alle scuole in quanto tali, tra i degenti in corsia gli insegnanti, dopo otto anni di scadenza di contratto, riceveranno 85 euro mensili lordi di aumento a fronte dei 440 netti previsti per i dirigenti. Come se già il tasso di conflittualità interno alle scuole tra dirigenti e docenti non fosse oltre il livello di guardia. Il grande Termometro dei valutatori (Ispettori o Dirigenti distaccati votati alla causa) si aggira per le macerie fatte di scuole a pezzi ed insegnanti demotivati costretti a frequentare ore di formazione cui sono del tutto disinteressati, il cui scopo è quello di …essere rendicontate entro brevissimo tempo dal loro avvio. E nel frattempo il Termometro minaccia sanzioni ai Dirigenti che non avranno raggiunto gli obiettivi previsti dal RAV. Capri espiatori, confortati almeno dall’aumento stipendiale che peraltro reputano inadeguato. Vallo a dire a un insegnante.

La qualità. Dove mancano sedie e dove i genitori pagano la bolletta della luce chi può avere il coraggio di imputare alle scuole deficit di qualità? Eppure questo accade nel Paese dei valutatori. Dove mentre il malato agonizza l’équipe di medici che fa il consulto elenca le priorità che avrebbe dovuto darsi e non è riuscito a darsi, nonché gli obiettivi che avrebbe dovuto raggiungere e non è riuscito a raggiungere. Pace all’anima sua.

 

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Informazioni su Muraglia

Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 17 novembre 2017, in Attualità, Educazione e scuola con tag , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Maria Antonietta Di Venuta

    Assolutamente d’accordo! Volevo solo aggiungere che noi docenti ci sentiamo davvero in colpa per non saper operare miracoli. Abbiamo perso di vista quella che dovrebbe essere la normalità in una scuola degna di un paese civile.

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