Archivi giornalieri: 29 giugno 2016
Lettera aperta al Direttore dell’Invalsi
“Finora non è stata neanche ipotizzata una valutazione dei docenti in base ai risultati Invalsi assoluti. Valutare i singoli docenti in base ai risultati Invalsi sarebbe una sciocchezza. Non è mai stato detto da nessun politico, e se qualcuno lo dicesse sarei il primo a contestarlo, che gli stipendi degli insegnanti debbano dipendere dai risultati ottenuti dalle loro classi nelle prove Invalsi. Non è questo lo scopo né il significato delle prove. Le prove dovrebbero mostrare la qualità dell’apprendimento degli studenti di ogni scuola. Non servono per le politiche di incentivazione, ma sono utili per i docenti che possono riflettere sulla validità della loro stessa didattica” (P. Mazzoli, Direttore Invalsi)
http://www.galileonet.it/2015/11/a-cosa-servono-davvero-i-test-invalsi/
Lettera aperta al Dott. Paolo Mazzoli, Direttore Generale dell’Invalsi
Il Sistema Nazionale di Valutazione è sorto per consentire all’intera rete scolastica di migliorare la qualità degli apprendimenti degli studenti. Non dobbiamo perdere mai di vista questa intenzione virtuosa. Che sta a cuore a tutti. Alcuni processi attivati dal SNV si sono andati rivelando di una certa utilità. L’elaborazione del RAV, ad esempio, ha “costretto” le scuole ad autoosservarsi, e la struttura del format ministeriale ha consentito a tutti di narrarsi anche sul terreno dei contesti e dei processi. Bene. Non ho riscontrato, nei confronti delle prassi di autoanalisi, già presenti nella cultura valutativa di molte scuole (vedi esperienza rete FARO), l’indignazione ed il malessere registrati a proposito dei test standardizzati Invalsi, come mostra il feedback (quasi 40.000 ingressi in tre giorni) suscitato dal mio recente post (https://mauriziomuraglia.com/2016/06/20/lalunno-immaginario-dellinvalsi/).
Questo non può non fare riflettere, con onestà intellettuale e quella buona dose di umiltà e capacità di ascolto senza la quale i decisori politici finiscono per essere autoreferenziali o, come nella stagione che stiamo vivendo, sterilmente muscolari. Non La inganni la dimensione di minoranza rivestita da quelli che qui rappresento. E’ pericoloso, nella scuola, indulgere alle maggioranze silenziose o signorsì. Seduce il politico, ma non può sedurre lo studioso. La filiera di studiosi, esperti pedagogisti, dirigenti tecnici e scolastici e docenti che hanno argomentato in modo critico verso la possibilità che i test Invalsi rilevino elementi fondamentali per la qualità degli apprendimenti degli studenti è ben nota. Non val la pena insistere qui. Le basi teoriche per diffidare dell’attendibilità e dell’utilità di test siffatti – alla luce di quel che la comunità scientifica ci dice sulle competenze, pur sostenute dalla normativa ministeriale – non manca, e tacciarle di ideologia significa voler creare un fossato incolmabile tra l’Apparato e la scuola che lavora. I test Invalsi devono restringere di molto il loro perimetro di incidenza, e probabilmente troveranno una base più ampia di consenso. La si deve smettere di enfatizzare oltre il ragionevole limite la loro capacità di indicare la qualità formativa di una scuola. E la si deve smettere di somministrarli all’interno dell’Esame di Stato del primo ciclo, con palese mistificazione della loro finalità sistemica. Invalsi, insomma, deve ridurre la sua “muscolarità”, ed i suoi mentori devono sapere accettare il confronto con la scuola, che in questa fase è prossimo allo zero. Abbiamo deplorato il gelminismo ed il berlusconismo proprio per queste derive, che non piacevano neppure a molti dei protagonisti di questa stagione politica.
Conosco la Sua sensibilità pedagogica perché ho avuto modo di constatarla discutendone personalmente qualche anno fa a Palermo attorno al tema delle (belle) Indicazioni Nazionali, del cui nucleo redazionale Lei ha fatto autorevolmente parte. Aiuti la scuola a ritrovare il benessere e aiuti il MIUR a tornare in se stesso.
Con stima
Maurizio Muraglia