Gli studi classici e la sinistra
Da più parti vengo accusato di essere ostile al Liceo Classico per quel che sono andato scrivendo qua e là negli ultimi anni e probabilmente anche per quel che qui suggerisco. Tuttavia non lo sono affatto, ostile. Ho frequentato il Liceo Classico, continuando peraltro gli studi classici fino alla laurea, sono attualmente insegnante di Lingua e Cultura Latina (l’esatta dizione della disciplina non è inessenziale…) e posso continuare ad affermare che si tratta di un ottimo Liceo specialistico. Non credo infatti da tempo all’idea di Licei generalisti. Generalista è solo la scuola dell’obbligo, ivi compreso, quanto più possibile, il biennio del secondo ciclo. Le discipline caratterizzanti il Classico, il Latino ed il Greco, non devono essere considerate infatti più “formative” di altre discipline proprio per il fatto di non essere egualmente presenti nell’obbligo di tutti gli studenti italiani. Se lo fossero realmente – più formative – saremmo in presenza di una grave forma di discriminazione. Sono due importanti discipline specialistiche che, quando bene insegnate a studenti motivati e soprattutto agiati (provvisti cioè di quadri familiari alle spalle che consentono di ammortizzare incertezze e insuccessi), formano davvero teste ben fatte. E tutti gli studenti che hanno teste ben fatte riescono negli studi. Come dire che gli studenti che poi nelle varie facoltà riescono negli studi non hanno successo perché provengono dal Liceo Classico come ingenuamente e nostalgicamente si crede ma perché in quel Liceo hanno ricevuto ottimi insegnamenti, hanno forti motivazioni socioeconomiche a studiare e per lo più vivono in modo culturalmente agiato (corsi di lingua, viaggi, libri, giornali, cinema, concerti, teatro, tecnologia della comunicazione evoluta e quant’altro…).
Questo, in estrema sintesi, il mio pensiero. Che non è ostile al Liceo Classico, ma all’idea distorta che esso formi teste ben fatte perché lì vi si apprende il Latino e il Greco. Tale idea ha origini che andrebbero conosciute e basterebbe rovistare un po’ tra i documenti della politica scolastica di fine Ottocento inizio Novecento per rendersi conto delle radici culturali di un certo modo di vedere la questione. La cosa curiosa è che c’è un luogo comune, in giro, per il quale quest’impostazione croci-gentiliana avrebbe avuto l’opposizione della sinistra. Essere orientati a sinistra, infatti, sembrerebbe voler dire prendere le distanze dal gentilianesimo fascistizzante, dalle ideologie pedagogiche elitarie e dalla concezione dei classici e della classicità come strumento di selezione sociale. Qualcuno ultimamente si è preso il disturbo di ricostruire qualche fatterello storico che smentisce questo luogo comune. Consiglio la lettura davvero molto istruttiva (l’autore è autorevole…scusando il gioco di parole) di un intervento in due puntate:
Pubblicato il 21 gennaio 2014, in Cultura e società, Educazione e scuola con tag Discipline scolastiche, Istruzione. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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