Un anno senza Giancarlo Cerini

Era di quelle presenze che ti danno la sensazione di latitare per settimane o mesi. Ma quando la posta elettronica o whatsapp lo facevano ricomparire era come se ci si fosse sentiti o scritti il giorno prima. Nel frattempo aveva messo insieme cento idee, ma quel che colpiva è che di quelle cento alcune erano ritagliate precise per te, e quando ti chiedeva di scrivere questo o quell’altro dentro una cornice che lui aveva elaborato ti sembrava che proprio di quello ci fosse bisogno in quel preciso contesto. Conosceva perfettamente vocazioni e talenti di tutti, e a ciascuno chiedeva quello che era di stretta pertinenza dell’interessato. Un vero direttore d’orchestra che conosceva i suoi musicisti.
Un anno senza Giancarlo. Senza l’imprimatur. L’imprimatur è quella sensazione, anche se non espressa, di valere, di poter fare qualcosa di utile per la scuola. L’imprimatur è quel pensare a lui mentre scrivi, indovinare cosa ne penserebbe. Soltanto quando mi occupavo di Dante non si sentiva particolarmente coinvolto, per ovvia diversità di interessi. Eppure il ventisettesimo canto del Purgatorio ha un’espressione che ben si potrebbe adattare al ricordo di lui. Quando Virgilio, la guida, scompare alla vista di Dante, il poeta esclama: Ma Virgilio n’avea lasciati scemi di sé. Appunto, Virgilio ci aveva lasciati privi di sé. E forse, davvero, anche un po’ più “scemi” quando vogliamo capire qualcosa di questa scuola sgarrupata.
Il prossimo 27 aprile lo ricorderemo a Palermo. Qui la locandina.
Pubblicato il 19 aprile 2022, in Attualità, Educazione e scuola con tag Scomparsi. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0