Amico e maestro

Tanti scriveranno biografie professionali di Giancarlo Cerini che non c’è più. Questo blog farà tutt’altro. Lascerà la traccia di un rapporto antico, che data dalla metà degli anni Novanta. Quando ci incontrammo a Roma nella sede del CIDI nazionale, casa sua e casa mia.

Quando uno decide di credere in te. Tu sei un insegnante che a 35 anni deve imparare tutto e lui scrive pagine di storia della scuola italiana. Un gigante. Amante dei bambini, studioso dei bambini. L’ispettore ministeriale dei bambini. Ci sono tanti modi di credere in te. Ci sono quelli che credono (dicono di credere) in te e non rischiano di metterti in gioco. E ci sono quelli come Giancarlo Cerini, che ti buttano avanti, ti propongono di parlare e di scrivere, ti sponsorizzano, ti fanno volare ben oltre quello che tu pensi di te stesso. Ti insegnano senza insegnarti. Tu lo guardavi e imparavi. E ti contagiava il virus della scrittura perché lui era grafomane ed io volevo essere come lui e mai diventerò come lui ovviamente, ma ogni giorno oggi penso di scrivere qualcosa. Scripta manent. Alcuni di noi ci credono.

E poi a tavola. Quanta tavola insieme, in Romagna e in Sicilia, ma anche a Roma e in tante altre città italiane. Un buongustaio, un amante del buon cibo e del buon vino. E quanti convegni e seminari. Un fanciullo. Se metteva mano a un documento già era contento prima che venisse pubblicato. Mai cinico, sempre pieno di speranza e ottimismo. Mai disfattista, mai giacobino. Sempre a mediare e conciliare gli opposti in vista di un’armonia superiore. Sempre a costruire, con qualsiasi ministro. Anche con quelli che lo mettevano da parte. Ma lui lavorava per le istituzioni. Un giorno Frabboni disse pubblicamente che lui era uno dei sette cavalieri della pedagogia del Novecento. Era il 2002 eravamo a Cesena. Io c’ero. Giancarlo lo guardò commosso come uno scolaretto.

Ricordo i suoi appunti. Strepitosi. Una giungla di frecce freccette parole piccolissime scritte in tanti colori. Assorbiva come una spugna. Stava seduto ai convegni e appuntava freneticamente tutto, perché era incessantemente allo studio, e mentre ascoltava una relazione aveva già in mente un articolo e nel frattempo pensava ad altre quattro persone per altri quattro articoli. Una macchina implacabile di studio e ricerca. Di progetti. Coinvolgeva tanti a pensare, progettare, scrivere, pubblicare. Lascia una mole imponente di strumenti utili per pensare e fare la scuola.

E infine a casa mia. Stanco al termine delle sue escursioni tra le scuole sicule si rifugiava davanti ad un piatto di spaghetti e un bicchiere di vino a casa. E sentivo che stava bene. Non c’erano obblighi di forma.

Perse la figlia più di dieci anni fa, la sua unica figlia, Beatrice, che aveva 35 anni. Fu una prova durissima, che affrontò con coraggio e determinazione. Ma durissima.

Questo post non può essere chilometrico, benché i ricordi potrebbero renderlo tale. 25 anni di amicizia e di collaborazione che si interrompono bruscamente, qualche giorno dopo i suoi 71 anni. Fino all’ultimo scriveva e pubblicava. Fino alla resa. Nel mio pc qualche ipotesi di lavoro, qualche brandello di testo dal titolo “Per Giancarlo”.

Qui di seguito alcune foto ricordo…

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Informazioni su Muraglia

Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 20 aprile 2021, in Attualità, Educazione e scuola con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

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