Quest’uomo io lo conobbi

Nella mia prima vita, fino al 2012, ho frequentato ambienti religiosi e ho avuto la possibilità di conoscere dall’interno la comunità monastica di Bose, nonché il suo fondatore Enzo Bianchi. È probabile che molti di coloro che leggono non sanno cosa sia l’una né chi sia l’altro, ma poiché questo è un blog di resistenza umana ritengo doveroso testimoniare in forme essenziali il mio approccio a quel che probabilmente si sarà saputo dai media, ovvero la distruzione scientificamente dis-umana della comunità di Bose per un mix di autoimplosione e di violenza clericale da parte della chiesa cattolica con il beneplacito di Celestino Bergoglio quinto. Il comunicato appena pubblicato dello stesso Enzo Bianchi risulta istruttivo in tal senso.
Qui non importa entrare nel merito ma fare memoria. Ho potuto vedere con i miei occhi teoria e prassi di un cristianesimo autenticamente aderente al Vangelo, ma soprattutto ho potuto vedere con i miei occhi persone rinate a contatto con la semplicità di vita e l’umanità di Bose e di Bianchi. Ho potuto constatare la normalità (categoria veicolatami dall’attuale priore Manicardi in un percorso fatto insieme verso Punta Raisi alla fine degli anni 90) di persone che non avevano bisogno di assumere pose ieratiche o atteggiamenti sopra le righe dell’ordinario per esprimere la semplicità e la quotidianità della loro scelta. Ho potuto vedere con i miei occhi la capacità di frequentare ogni donna e ogni uomo e di confrontarsi con ogni approccio religioso ed esistenziale in senso lato. Ho letto decine e decine di libri pubblicati dalla loro casa editrice in cui non ho trovato traccia di moralismo o di devozione stile Radio Maria, che invece prospera alla grande proponendo un cristianesimo controriformistico che fabbrica sensi di colpa.
Potrei scrivere tanto, ma in rete non è cosa buona, anche se tanti lo fanno. E annoiano. Non so se Bose fosse cosa buona o molto buona per il cristianesimo. Non so se fossero eretici, perché non sono in grado di valutarlo e non mi interessa. Però per 50 anni, passando per Montini, Luciani, Wojtyla e Ratzinger, se ci fosse stato qualcosa di eretico qualcuno lo avrebbe detto. Neppure adesso è stato detto. Se fosse stato detto magari il gesuita che sta al Vaticano avrebbe potuto intestarsi una medaglia al valor domenicano: sconfitta un’eresia. Invece l’ inquilino superosannato del Vaticano ha inviato uno sconosciuto chierico psicologo per distruggere tutto. Alla faccia del papa progressista.
Il fatto che tutta quella bellezza abbia avuto come fondatore quell’uomo a me parrebbe ragione sufficiente per essergli grati. Quale che sia il modo in cui abbia vissuto la transizione dal suo ruolo di priore a quella di semplice monaco, bastava farglielo notare. È un problema di elaborazione del lutto che tutti i fondatori vivono. Si tratta di dinamiche che non hanno nulla di censurabile in generale, figuriamoci in un ambiente in cui le eventuali fragilità dovrebbero trovare un campo fertile di accoglienza. A Enzo Bianchi si può solo dire grazie, perché quello che ha creato in questo mezzo secolo rappresenta la trave rispetto alla quale qualsiasi pagliuzza trovata dagli zelanti inquisitori impallidisce.
Nella mia formazione umana frequentare Bose è stato determinante, a prescindere dalle mie scelte esistenziali successive. È stato un magistero di umanità, di laicità, di apertura mentale e di capacità di convivere con la fragilità che è in ciascuno di noi. È stato anche un magistero di amicizia sincera e di convivialità. Che ho continuato a frequentare anche dopo le mie scelte, e senza soluzione di continuità nelle relazioni. Ed è quanto dire. Senza Bose e senza Bianchi sarei tutta un’altra persona. Se anche fossi rimasto da solo (considerata la proverbiale ignavia di tanti cattolici praticanti), io qui ringrazio di avere avuto la fortuna di conoscere Bose ed Enzo Bianchi.

Pubblicato il 8 marzo 2021, in Attualità, Esperienze con tag Personaggi. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
Caro Maurizio, tu sai che anche le mie vite precedenti sono state vissute nel segno di un onesto laicismo. Non so molto di Bose o di Bianchi, se non quanto raccontato da te. Comunque ora non è questo il punto, quello che trovo inaccettabile in un argomentare sapiente come ritenevo fosse il tuo, è questo linguaggio gratuitamente aggressivo, di stile salviniano nei confronti di Papa Francesco..Non è questo il Muraglia che conoscevo e quindi non avertene a male se non desidero più leggere i tuoi pamphlet. Con rammarico AAnna Maria Adamo
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