Il legislatore sibillino

Impazza il toto-buste per il colloquio degli Esami di Stato del secondo ciclo. Le scuole sono in fibrillazione perché non sanno come gestire la nuova procedura, e naturalmente impazzano le interpretazioni spacciate per dettato normativo. In realtà molte cose il legislatore (OM n 2052019 , art. 19) le lascia all’autonomia delle scuole, ma si sa che l’autonomia risulta sempre alquanto indigesta ai docenti, che vanno in cerca di format ed indicazioni precise “dall’alto”. Pertanto i dirigenti tecnici degli UU.SS.RR., per evitare che l’autonomia si trasformi in anarchia, fanno conferenze di servizio ma il limone normativo é quello e di più non si può spremere.

Qui tento di precisare quel che il legislatore non dice e che è vano fargli dire per desiderio di uniformità.

  1. Il legislatore non dice quanto materiale ciascuna busta deve contenere e di quante discipline esso sia rappresentativo. Parla solo di “materiali” in senso generico, che non possono essere riproposti in successivi colloqui (comma 5). Essi saranno soltanto “spunto di avvio del colloquio” (comma 2).
  2. Il legislatore non pronuncia mai in tutta l’ordinanza la parola “tematiche”, che invece è la parola d’ordine diffusa nelle scuole e nei siti.
  3. Il legislatore non usa mai l’aggettivo “trasversali” se non in relazione alla ex alternanza scuola-lavoro (“percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”). Utilizza “pluridisciplinari” e “trasversali” come sinonimi? Bisogna chiederglielo.

Aggiungo dal comma 3. I mitici “materiali” sono scelti con un obiettivo: “favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline”. Mettiamoci nei panni di una commissione. Busta numero 1: cosa ci mettiamo? Mettiamoci delle cose che permettano di trattare i nodi concettuali delle diverse discipline. Nodo concettuale: Questione critica? Concetto-chiave? Riferita a che cosa? Alla singola disciplina? O a un grumo di discipline? Mistero epistemologico.

Alla ventesima lettura della norma, pare di potere dire che:

  1. Si preparano x buste più due. Dentro ci si mette quel che si ritiene più opportuno per fare iniziare un colloquio. Se ci si mette una sola poesia di Montale, si sta nella norma. Qualsiasi cosa ci si metta deve essere roba affrontata dagli studenti e indicata nel Documento del 15 maggio.
  2. Chi fa la prima domanda? Non si sa. Ma riguarderà, nella fattispecie, la poesia di Montale. Italiano.
  3. Gli altri acchiapperanno il “nodo concettuale” e si inseriranno per passare (quando? come?) dallo spunto di avvio ad una “ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare” (comma 2). Lo studente dovrà (comma 1): 1. Analizzare. 2. Dimostrare di avere acquisito. 3. Utilizzare e mettere in relazione conoscenze. 4. Argomentare in maniera critica e personale. Auguri.
  4. La relazione sull’ex alternanza. Liscio.
  5. Due chiacchiere su Cittadinanza e Costituzione. Liscio.
  6. Esame delle prove scritte. Liscio.

Non facciamo dire al legislatore quel che non ha voluto (o saputo) dire. Condurremo il colloquio col buon senso di sempre. “Evitando le rigide distinzioni tra le discipline” ma facendo in modo che il loro coinvolgimento “sia quanto più possibile ampio” (sempre comma 2).

Se e come questa palingenesi epistemologica possa accadere, lo scopriremo solo tra qualche mese.

 

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Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 15 aprile 2019, in Educazione e scuola con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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