Ditelo ai meritologi e ai cultori di voti e punteggi…..

“La valutazione non è mai prevalentemente oggettiva né prevalentemente soggettiva: è sempre prevalentemente relazionale. Riguarda ciò a cui nella relazione didattica è stato dato valore, dai soggetti implicati come dalla società cui appartengono. Il valore che oggi la società, nel suo complesso, assegna al sapere, alla sua trasmissione e alla sua diffusione, è il dato da cui discende il resto. Dal basso di ogni singola esperienza si può altrimenti agire solo in base alle proprie dotazioni di buona volontà, energia, ironia per conservare e quando si può allargare, all’interno dell’università dei parametri, delle mediane e dell’inascoltabile gergo buro-pedagogico-docimologico, uno spazio per l’università del merito e del metodo”

(Stefano Bartezzaghi, La Repubblica 22.3.2017).

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Insegnante, blogger di servizio

Pubblicato il 23 marzo 2017, in Educazione e scuola con tag . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. l’articolo diventa molto più vero, ma anche molto più superficiale se rapportato al problema della valutazione nell’età evolutiva, dove la meritocrazia è addirittura risibile, e dove all’obiettivo sapere si deve (o dovrebbe) aggiungere l’apprendistato al saper conoscere. Il ruolo della secondaria è fondamentale: se noi docenti riuscissimo a veicolare, con opere e azioni opportune, l’idea che non c’è nessun merito nello studiare per conseguire un merito o un voto, ma ce n’è nell’imparare a fare cose che richiedono l’intelletto, a riflettere, a pensare, a criticare, analizzare ecc., allora all’università si troverebbero completamente spiazzati.

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